Si tratta dell’ultima operazione condotta della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze sul nostro territorio, conclusasi il 9 giugno 2020 e denominata “Blu Mais”.
L’indagine, avviata fin dal 2016, ha portato all’arresto di 4 persone, di cui 3 amministratori del consorzio SGS – oggi Hydro – (azienda di Santa Croce sull’Arno leader nella produzione di proteine animali idrolizzate attraverso il trattamento di circa 200 tonnellate al giorno di sottoprodotti della lavorazione delle pelli) e di un imprenditore agricolo di Montopoli in Val d’Arno.
Per altri due indagati, un agronomo e il titolare di un’azienda agricola, sono scattate le interdizioni all’esercizio delle rispettive professioni.
Il GIP ha anche disposto il sequestro preventivo di tre milioni di euro nei confronti del Consorzio e di 300.000 euro agli imprenditori agricoli coinvolti.
Gli inquirenti hanno accertato che questi signori smaltivano i rifiuti speciali provenienti dalle concerie facendoli figurare come fertilizzanti. In pratica, come si legge nella relazione, attraverso “una pluralità di atti falsi, costituiti da certificati di analisi e documenti di trasporto, facevano passare per fertilizzanti o ammendanti quelli che invece erano rifiuti contenenti sostanze pericolose o nocive, non compatibili con un reimpiego in agricoltura”.
Attraverso questa pratica criminale, a partire dal 2016, sarebbero state disperse 24.000 tonnellate di rifiuti speciali su oltre 150 ettari di terreni agricoli del Valdarno Inferiore e della Valdelsa coltivati a granoturco e girasoli. (un episodio analogo si era già verificato nella stessa zona pochi anni prima con la contaminazione di 800 ettari di terreno).
Utilizzando documenti di trasporto e certificati analitici falsificati, i liquami venivano trasportati e dispersi su terreni di agricoltori compiacenti che, in cambio di vendite fittizie, ricevevano un compenso stabilito sulla base della quantità di prodotto “acquistato”.
Dalle analisi effettuate, i terreni coinvolti presentano un’altissima concentrazione di cromo esavalente e idrocarburi. La normale quantità di questi materiali nel terreno è di 55 milligrammi per chilo; nei terreni incriminati si arrivava a cifre tra 300 e 970, ovvero da sei a venti volte in più del consentito.
Non si sa ancora se, quando e come saranno bonificati i terreni, intervento che richiederà comunque anni con costi enormi.
A parte la gravità di un crimine particolarmete odioso che colpisce indistintamente la salute di tutti i cittadini, la vicenda solleva nuovamente una questione che non può più essere rimandata: come testimonia l’ultimo rapporto ISPRA, la regione Toscana non ha abbastanza impianti per gestire i 10 milioni di tonnellate di rifiuti speciali che ogni anno produce.
La questione riguarda in modo particolare il Valdarno Inferiore che non è dotato di impianti sufficienti per gestire i rifiuti prodotti dalle concerie, sia per quanto riguarda la quantità che la qualità.
Fino a che lo smaltimento dei rifiuti prodotti non sarà considerato come la chiusura del ciclo produttivo, i costi continueranno a ricadere sui cittadini, sia in termini economici che di sicurezza e salute.